
La comunicazione è la chiave.
Almeno così ci ripetono tutti, tra un post motivazionale e una seduta di terapia. Dì le cose in modo chiaro. Sii sincera. Comunica.
Ma la verità?
Forse non è la comunicazione a mancarci. È il coraggio di ascoltare la risposta.
E così ci rifugiamo nel limbo dell’ignoranza emotiva. Dove tutto è vago. Ma almeno non fa male.
Fino a quando, ovviamente, fa malissimo.
Questa volta ho deciso di fare la cosa più pericolosa:
ho fatto agli uomini quelle domande scomode che noi donne abbiamo avuto mille volte sulla punta della lingua… e ci siamo morse prima di pronunciare.
E no, non aspettatevi risposte facili.
Mi sono sempre chiesta:
se gli uomini potessero leggere nei nostri pensieri, continuerebbero a raccontarci certe bugie?
Tipo quella dell’amica del cuore. Quella “come una sorella”, di cui “non devi preoccuparti”.
Che poi è la prima porta a cui lui bussa, mentre lei lo aspetta con la mano già sulla maniglia.
Carrie Bradshaw l’avrebbe scritta così:
“Ma quindi, l’amicizia tra uomo e donna esiste davvero?”
Quando l’ho chiesto direttamente agli interessati, mi aspettavo il solito copione:
“Certo, basta il rispetto.”
E invece no.
Molti hanno ammesso che, in realtà, è quasi impossibile restare solo amici.
Qualcuno ha stimato che solo il 5% dei rapporti resta davvero platonico.
Non sto dicendo che ogni ragazzo innamorato della sua migliore amica sia un mostro.
Ma quante volte ci hanno detto: “Ti stai facendo un film”?
E invece non era un film. Era un documentario.
In slow motion.
Con la voce fuori campo che sussurra:
“Oggi classificheremo i 10 animali più stupidi in natura.”
E mentre la telecamera ci mostra il protagonista della scena, cosa vediamo?
Te.
Un piccolo sospetto personale:
Gli uomini non sono abituati a navigare l’amicizia femminile. Quella profonda, viscerale, a volte perfino fisica – ma mai sessuale.
Per molti, l’intimità è una strada che porta al sesso.
O all’amore.
Ma non dev’essere sempre così.
Cresciamo con l’idea che tra uomo e donna debba esserci tensione. Che debba finire o a letto o in un cuore spezzato.
E così ci perdiamo l’occasione di vivere connessioni vere, senza secondi fini.
Non voglio fare un attacco. Né alimentare stereotipi.
Voglio solo mettere in discussione una narrazione che ci è stata cucita addosso.
E già che ci siamo, ho chiesto anche questo:
“È vero che un uomo non dimentica mai il primo amore?”
In risposta, non ho ricevuto il classico: “Eh, il primo amore non si scorda mai.”
Anzi, mi hanno spiazzata.
Mi hanno descritto quel primo amore come una corsa sulle montagne russe:
adrenalina, paura, incanto.
Poi scendi, frastornato, e ti chiedi:
“Ma perché cavolo ci sono salito?”
Eppure, quella scossa allo stomaco… ti rimane dentro.
Una parte di te la cerca ancora: quella scossa nello stomaco che ti fa sentire vivo, anche quando la giostra finisce.
E, anche se ti ripeti “mai più”, nel profondo quella sensazione ti manca.
E, in qualche modo, la cerchi ancora.
Così, spesso, inizia la caccia a quella scintilla nei famosi giochetti:
un po’ di mistero, un po’ di silenzi, dosare le attenzioni.
Alla domanda:
“Se una ragazza non si fa desiderare, l’uomo perde interesse?”
La risposta più sincera è arrivata proprio da chi quei giochi li conosce bene:
Il mistero può incuriosire nei primi tempi, ma a lungo andare cos’è che tiene davvero viva la fiamma? La verità di chi siamo veramente.
Eppure, ci rifugiamo spesso in ruoli già scritti.
Piuttosto che rischiare la nudità dell’autenticità, preferiamo recitare la parte: la ragazza disincantata, la donna forte, quella che “ormai ha capito come funzionano gli uomini”.
Ci mettiamo comodi dentro etichette che sembrano proteggerci, ma che in realtà ci tengono prigionieri.
E così finiamo per portare il peso di convinzioni che non ci appartengono davvero.
Ci ripetiamo che gli uomini sono tutti uguali.
Che sono emotivamente più freddi.
Che pensano solo al sesso.
Insomma, volete sentirla la verità dolorosa?
Non c’è nessun “manuale di sopravvivenza”, nessuna formula magica per decifrare le emozioni degli altri. Eppure, ci siamo convinti che bastasse un gioco, un trucco, una domanda ben posta per ottenere la verità che ci sfugge.
Mi dispiace deludervi — o forse no — ma l’unica vera rivelazione che potrete trarre da tutto questo è che, mentre facevo quelle domande, non stavo davvero cercando delle risposte.
Perché, in fondo, non credo fino in fondo a nessuna di esse.
La verità è che più spesso di quanto ci piaccia ammettere, non è lui, non è l’amica del cuore, non è il primo amore o il fatto che “non ci siamo fatte desiderare abbastanza”.
Il punto è un altro: alcune cose sono fatte per funzionare.
Altre per farci crescere.
E non sempre le due cose coincidono.
Non si tratta di colpa.
Né sua, né tua.
Forse è solo il cuore, che ha bisogno di tempo per capire cosa vuole davvero.
Io non credo nei pregiudizi.
Non credo nelle generalizzazioni, nei ruoli di genere, nelle categorie buone per sentirsi dalla parte giusta.
Io credo nell’amore. O almeno, mi piace ancora pensare che sia così.
Anche se, nella frenesia della vita, ce lo dimentichiamo.
O peggio, lo cerchiamo nei posti sbagliati.
Più ci affanniamo a capire gli altri, più ci perdiamo nel tentativo di non guardare noi stessi. Le risposte che cerchiamo fuori da noi, sono quelle che più temiamo trovare dentro.
E allora forse i milioni di “perché” che ci chiediamo ogni giorno, quelli che ci rovinano il sonno, i messaggi e la pelle, possono ridursi a una sola costante: la ricerca di amore.
Una ricerca che può diventare estenuante se non sappiamo dove guardare. E forse – forse – non serve più chiedersi “perché non mi ha scelta?”
Forse non conta chi ci ha lasciato, chi ha mentito o chi non ci ha scelto ma quanto siamo disposti a scegliere noi stessi, finalmente.
L’amore non si trova in risposte prefabbricate.
Non si conquista con giochetti da manuale o silenzi strategici.
Insomma, la risposta che aspettavate è semplice.
Non facile, ma semplice.
L’amore si merita.
Non si mendica.
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